8 set 2016

Sentea - Parte 2 - Saleria&Covia

Dopo una lunga pausa estiva continua l'esperimento fantasy del blog e il viaggio di Edrian Avamhaeir, La penna amaranto. 
Ricordo nuovamente che i frammenti del racconto servono a presentare l'ambientazione e questo potrebbe renderli più pesanti delle storie che scriverò in seguito. A fine testo troverete un glossario che vi aiuti a comprendere meglio gli aspetti di questo mondo che il narratore dà per scontati (i termini sono evidenziati da un colore diverso, vi basta cliccarli). 
Qui potete trovare la Prefazione e la Parte 1 del viaggio.
Vi lascio alla lettura:

I Tre Equabilium


Sentea
 Parte 2 - Saleria&Covia

Raggiunsi la costa saleriana il faldir della quarta quintana di Orithor del 1073. Per quattordici giorni il mare mi aveva cullato, consentendo al sole e la brezza di baciarmi.
Maelstrom non fu sempre così cortese.
Il mio timore era quello d’imbattermi nei pirati dell’arcipelago di Kar, in qualche sbandato dell’isola del Lupo di Ferro o nei temibili figli dei draghi di Ramako, ma niente di tutto questo avvenne. Il porto di Demha, la più ricca città marittima della Saleria, mi confermò che ero al sicuro, finalmente tra le braccia dei cavalieri dell’est.    
Chiunque conosca anche poco della storia di questa nazione, sa che ella viene considerata la vera patria della virtù da molti umani. Non c’è da stupirsi che altre terre e specie non concordino affatto.   
La mia curiosità più grande, lo confesso, era scoprire chi avesse ragione fra i detrattori e gli ammiratori.
Con la classica banalità dei saggi si potrebbe dire che “la verità sta nel mezzo”, ma preferisco rivelarvi le sfumature, così che possiate farvi la vostra idea.
La Saleria emerse durante l’Era delle rivolte oscure, divorando dall’interno l’Impero di Cortaliia. Due ere prima, gli antichi “sartheani”, erano stati accolti e inglobati, divenendo un’essenziale forza militare durante le guerre dei Grandi Regni. I cortaliiani, allora, non si aspettavano di certo che sarebbero divenuti la causa prima della loro caduta.
La storia, qui, si confonde in base alla provenienza di chi racconta: c’è chi sostiene che i futuri saleriani, sebbene vitali, venissero trattati come schiavi, e chi sostiene che, sapendo di essere vitali, non tollerassero più di sottostare alle gerarchie fàsiel. Quel che è certo e che vi furono atroci battaglie, e che i saleriani trionfarono talmente, da provocare la storica migrazione alata che contribuì alla nascita dell’odierna Gran Falia.
Per la Saleria fu un inizio glorioso, leggendario. Le rivolte oscure, tuttavia, non avevano spezzato solamente l’Impero di Cortaliia. I rasiiani, combattenti nordici scissisi dal Grande Regno del Nelom, tentarono presto di razziare le loro nuove terre. Ciò nonostante, il conflitto si limitò a confermare la supremazia degli straordinari guerrieri a cavallo saleriani. L’avanzata rasiiana venne arrestata in un lampo e i vincitori ne approfittarono per nobilitare la propria élite militare: copiando antiche cerimonie elfiche, diedero origine alla cavalleria dell’est.      
La Saleria pareva inarrestabile e si convinse realmente di esserlo, combattendo i vicini e facendo pesare sempre più la propria influenza. Fu così che, specialmente al sud, i saleriani divennero persino abili politici.
La Rasiia, nel frattempo, era in crisi. Dai Monti del Nord orde dei loro cugini la invasero, costringendola a difendersi su due fronti. Alla Saleria sarebbe bastato volerlo, per condannarla a sparire. Ma è in questi casi che le incognite della storia ci insegnano delle interessanti lezioni.
La Saleria settentrionale, rimasta esclusa dai nuovi interessi di potere del meridione, si era concentrata sulla difesa del confine, sviluppando, a differenza delle aspettative, un certo rispetto per i propri avversari. Questi, sebbene sconfitti, si erano dimostrati sagaci, in grado di adattarsi e apprendere quel che il nemico aveva da insegnargli. Una qualità che non sembrava appartenere ai cugini che rischiavano di sottometterli. La Saleria settentrionale decise di non seguire il detto per il quale “il nemico del mio nemico è mio amico” e adottò o persino inventò il più contorto “il nemico del mio nemico rende il mio nemico amico”.
Non fu un processo immediato, ovviamente, ma fra saleriani e rasiiani nacque un interesse che placò il conflitto, seguito da una collaborazione crescente, talmente funzionale, da divenire quasi simbiotica.
I cavalieri e i guerrieri del nord, insegnandosi i reciproci trucchi, diedero vita a un connubio che trasudava pura potenza.
Questo non piacque affatto ai saleriani del sud. Dalla capitale Mey-Rex i sovrani condannarono più volte la collaborazione fra i rasiiani e i saleriani del nord. Arrivarono persino a dipingerla come un tradimento delle proprie origini. Ma i tentativi di spronare i fratelli a rigettare la nuova alleanza, ottennero esclusivamente il risultato opposto: saldare il loro legame.
Il saleriani del nord trovavano ridicole le accuse al proprio onore. Ritenevano, infatti, i fratelli del sud sempre più corrotti e lontani da quell’ideale guerriero che le lotte coi rasiiani avevano forgiato.
Attriti crescenti generarono concetti e schieramenti spontaneamente: per il nord, i rasiiani erano più onorevoli dei salieriani del sud. Per il sud, i saleriani del nord erano traditori in combutta coi barbari. Due semplici idee che diedero vita alle nazioni gemelle dell’oggi: la Saleria del sud, conosciuta semplicemente come Saleria, e la Saleria del nord, unita a parte della Rasiia, conosciuta come Covia.
Al mio arrivo a Demha avrei scoperto ben più del passato di queste terre.
Attualmente, sono in guerra aperta.
Impiegai poco a comprendere che la Saleria è una nazione ricca e orgogliosa. Non è difficile ammirare affascinati i suoi uomini d’arme, appartenenti a uno degli innumerevoli ordini cavallereschi che si distinguono di regione in regione, di città in città. Stendardi e mantelli colorati paiono sventolare ovunque, generando anche fra la povera gente un sentimento d’appartenenza estremamente forte.
Sebbene tutto questo catturi lo sguardo e induca meraviglia, dietro lo splendore emergono facilmente i primi problemi. Agognerei che nella mia Theria emergesse un simile spirito nazionalistico, farei tuttavia a meno dell’arrivismo cieco che appartiene, assieme a esso, a troppi saleriani. Tutti qui vogliono una Saleria unita, questo è innegabile, ma esclusivamente sotto il proprio stendardo. È così che un valore unificante porta a scindere con disarmante efficienza.
Si penserebbe che il conflitto con la Covia spinga le casate nobiliari a collaborare, sotto un re forte figlio di una nazione guerriera. Ebbene, non so dirvi onestamente chi sia il legittimo re di questa terra.
I nobili dei centri nevralgici dispongono di somme, eserciti e un popolo fedele degni della più sventurata anarchia feudale. E non pare una situazione destinata a cambiare.
Parlai con cortigiani e umili di Demha, Calasar, Mey-Hock, Gontar, Lombal, Gisela, Faralis e Traoba. Nessuno di essi sembrava meno che convinto che il proprio signore verrà un giorno incoronato re di Salaria, per poi sconfiggere la Covia traditrice e riformare l’antico regno, fino a competere coi grandi della Sentea e affermare il dominio degli umani su Geo. Francamente, un delirio. 
Azzardo, secondo ciò che vidi in queste terre, che una Saleria unita realmente sarebbe più ricca, forte e persino scaltra della Covia; ma non questa Saleria, fatta di ostentazioni, pettegolezzi e intrighi utili solamente ai cantastorie.
Ritengo che il futuro della nazione ruoti attorni agli unici due centri che combattono attivamente coi coviani: Mey-Hock e Calasar. Mey-Rex cadde in rovina in seguito alla scissione della Saleria settentrionale, dando il là a questo disordine, e non sembra più in grado, tanto meno in questi tempi, di riottenere alcuna autorevolezza.
Mey-Hock, sotto l’omonima casata degli Hock, è una straordinaria città fortezza protetta da tre cinte murarie di crescente solidità. Ha per certi versi rubato l’aura di influenza di Mey-Rex, senza colpo ferire. I meyhockesi si ritengono i più duri dei saleriani e anche i più nobili, hanno un sistema gerarchico estremamente rigido, ma funzionale, e la loro economia è strettamente vincolata all’attività bellica. Una Saleria sotto il loro controllo verrebbe certamente governata col pugno di ferro, ma rievocherebbe meglio di ogni altro potere l’antico spirito dei sartheani, cumulandogli l’affinata spietatezza politica degli Hock.                
Calasar, sotto la casata dei Martren, è l’astro nascente: la più grande metropoli saleriana, centro di cultura e dell’economia nazionale, a tutti gli effetti la nuova capitale. Sebbene per molti rappresenti anche il cuore della corruzione, e questo la renda invisa alla maggior parte dei poteri saleriani e coviani, Calasar e i Martren hanno a disposizione le armi più forti, nonché le più subdole, per attrarre i consensi degli umili. Sarebbero degli scontati vincitori, se non fosse per l’ottuso patriottismo regionale che predomina ancora ovunque.                
La Saleria dunque è una terra di certezze e incertezze contrastanti, dove pare che la propria volontà, le proprie opinioni, si scontrino fin troppo spesso con la realtà, riuscendo però, caparbiamente, a strapparle qualcosa e lasciando che siano gli altri a subirne le conseguenze, se il disio era superficiale ed egoista. Nutro il timore che sia davvero questa la sua forza. Una forza che mi spaventa, poiché racchiude le imperfezioni che altre specie, subendoci, ci criticano. Come sostenitore dell’Unione le rifuggo, ma questa terra mi costrinse a confrontarmici.
In Saleria, pur abitando una moltitudine di specie, la loro mescolanza è scoraggiata, la supremazia umana evidente. In molti luoghi, per legge, ho assistito a l’esclusione dei diversi da cariche di rilievo, financo le specie ritenute universalmente civili. E qui è d’obbligo che io non mi sottragga dal condannare la più grave colpa saleriana: la schiavitù fàsiel. Dai tempi della caduta dell’Impero di Cortaliia, infatti, coloro che tutt’ora vengono definiti con disprezzo i vecchi “padroni”, subiscono quello che per i saleriani non è altro che un giusto contrappasso. Fra sevizie di ogni genere, la peggiore è la tortura definita “garanzia”, praticata sui giovani fàsiel per assicurarsi che non sviluppino le ali. Un altro mezzo per impedirgli di fuggire dai propri aguzzini.
L’orribile crudeltà di queste pratiche, che mi condusse al pianto in più di un’occasione, varia di regione in regione, e sebbene siano in pochi a compiere timidi passi lontano dalla barbarie, posso garantire che la tradizione meyhockese è in tal senso la più feroce.      
Superai il confine fra Covia e Saleria durante una breve tregua dal conflitto, precisamente il faldir della terza quintana di Irithor dello stesso anno. I cavalieri di Nelario mi guardarono di traverso finché poterono.
Mi pentii presto di aver scelto la stagione di Whirlcan per muovermi verso nord, ma pensavo che solamente le terre del Nelom fossero tanto fredde. Esse, a suo tempo, si rivelarono peggiori della Covia e di ogni possibile previsione. 
Ormai mi ero guadagnato, mio malgrado, il soprannome di “penna amaranto”. Il saleriani amano gli pseudonimi. Ma non aggiungerò altro su questa storia.
Viaggiai verso Lonida, patria dei destrieri di Sevett, i migliori di tutta la Covia, ai quali i saleriani contrappongono, dalle terre di Alehanter, gli stalloni del sud. Non m’intendo abbastanza di cavalli per rivelarvi chi abbia ragione. L’unica certezza è che oggi, i cavalieri coviani, sono ritenuti inarrestabili, tanto da potersi vantare del detto: “tutti i ranghi si sfaldano dinnanzi alla carica dei cavalieri di Sevett”. Un saleriano indispettito aggiungerebbe “tranne che i nostri” e probabilmente avrebbe ragione. Sebbene la guerra fra Saleria e Covia proceda con fortune alterne, la millantata superiorità delle truppe coviane, frutto della passata mescolanza saleriano-rasiiana, non ha mai consentito il predominio sul campo. Il fatto che la Covia abbia neutralizzato la Rasiia, e si sia guadagnata fama continentale battagliando al fianco del Saumor, non basta. Non è possibile sminuire imprese coviane leggendarie, come la mandata in rotta di un reggimento di cavalleria ylthiun, ma questi eventi straordinari obbligano a riflettere, persino più a fondo, su cosa impedisca alla rigorosa Covia di avere la meglio sull’anarchica Saleria.
L’idea che mi feci durante il mio viaggio, capace di incollerire il più freddo coviano, è che questa terra, al di là di ogni sforzo, pare inevitabilmente gregaria della propria sorella maggiore.
Si tratta di una questione al contempo politica e culturale.
Quel che accade in Saleria è determinante in Covia, ma non è garantito il contrario. La Saleria la considera una propria estensione, mentre la Covia si limita a mire di contenimento, senza progettare un’invasione su larga scala.
Forse, in fin dei conti, è proprio la mancanza dell’odiosa ambizione saleriana a penalizzarla.
Visitai con grande interesse la capitale Exalt: una città operosa, sorta come punto d’incontro fra le due culture madre; con un pizzico di arte accattivante, specialmente nell’architettura, ma sostanzialmente priva di anima.
Temo sia questo, la Covia: grande applicazione, poca anima.
La stessa guerra pare un disperato grido d’emancipazione che fallisce a ogni caduto. 
La Saleria può disinteressarsi della Covia, sfruttandola quando le torna comodo. La Covia, invece, non pare in grado di farne a meno della Saleria, neanche come nemico.
Di per sé, i coviani sono profondamente diversi dai saleriani, probabilmente poiché le ragioni della scissione contribuirono a formare una nobiltà rigida ed esigente. Il clima meno mite e un’economia organizzata, ma poco vivace, hanno fatto il resto.
Quel che conta accade a sud e la Covia lo sa, vorrebbe limitarsi a gestire i propri equilibri interni, ma la Saleria non glielo consente. Questo gioco potrebbe andare avanti in eterno e il numero dei caduti, nel mentre, aumenta.
Su Geo, non esiste una guerra fra umani più sanguinolenta, e parliamo delle stesse terre che, per molti, sarebbero le nostre più gloriose rappresentati. Questo, nell’amarezza, mi causa il riso.
Non pretendo che gli eredi dei responsabili della caduta di un impero, che ho studiato essere illuminato, contribuiscano al rifondarsi dell’Unione. Sono un’idealista appassionato, non un ingenuo. Ma desidero almeno che questa follia fratricida, anche per coloro che non credono nella collaborazione fra specie, abbia termine al più presto. I saleriani e coviani, così, avranno modo di studiare più a fondo le idee celate nei loro potenti stati. Non le barbarie, ma le virtù; che non gli mancano.                          
Aspettai l’arrivo della bella stagione nell’innevata Imal, città ostile all’odierna Rasiia quanto il resto della Covia alla Saleria. Era passato più di un anno, dalla mia partenza da Latheryan, e mi sembrava di aver già visto tanto da poterne scrivere per una vita. Tuttavia, era solamente l’inizio del mio viaggio.
Mi aspettava il gelido Nelom, assieme ai Monti del Nord.
Forse, avrei incontrato le leggendarie valchirie della Veliia e udito racconti sull’Unione per bocca di chi, quegli ideali, li incarna. 


Fine Parte 2


Glossario
Faldir: terzo giorno della quintana.
Quintana: su Geo i mesi sono divisi in quintane anziché settimane. Ogni mese dura venticinque giorni, suddivisi in cinque quintane. I mesi sono dodici e l'anno dura precisamente trecento giorni.
Orithor: terzo mese dell'anno, equivalente più o meno a Giugno. L'anno, infatti, inizia ad Aprile (Lodathor).
Maelstrom: dea elementale dell'acqua. Durante un viaggio in mare, nel bene o nel male, ci si affida a lei.
Arcipelago di Kar: terra di pirateria che beneficia della posizione fra Sentea e Ivhen. Figlia di Havar, la nazione piratesca per antonomasia.
Isola del Lupo di Ferro: terra ingrata abitata da marinai duri e ingrati. Un numero ridotto di valchirie rinnegate, che si definiscono Lupi o Corvi di Ferro, detengono il vero potere. 
Ramako: terra isolazionista governata da un circolo di antichi dragoni puri e abitata dai loro innumerevoli figli mezzosangue. 
Era delle rivolte oscure: antecedente all'Era degli esodi. Chiamata anche terza Era del caos. Caratterizzata dalla caduta di Imperi e Grandi Regni, rivolte e atti sacrileghi. Ha condotto al terzo Equabilium.
Guerre dei Grandi Regni: sottinteso "Era delle guerre dei Grandi Regni". Antecedente all'Era delle rivolte oscure. Caratterizzata da aspri conflitti fra gli stati storici e la conseguente nascita di Imperi.
Gran Falia: Nazione di riconosciuta predominanza fàsiel. Patria dell'innovazione. Considerata la terza potenza della Sentea. Verrà visitata da Edrian.
Grande Regno del Nelom: antica realtà politica che si è sgretolata poco prima del terzo Equabilium. Reggeva le terre degli attuali Krahiil, Veliia, Tronr, Vonm, Monti del Nord, Rasiia, Wotiir, Everen e Tònal. Si trattava di un matriarcato delle valchirie. 
Monti del Nord: Nazione che nell'immaginario collettivo corrisponde alla terra dei barbari del nord. Verra visitata da Edrian.
Rasiia: Anche dopo la nascita della Covia la Rasiia continuò a esistere come stato a parte. La Rasiia attuale è abitata dagli eredi di coloro che non si unirono ai saleriani del nord e furono sottomessi dai cugini dei Monti del Nord.
Irithor: nono mese dell'anno, equivalente più o meno a Dicembre.
Cavalieri di Nelario: cavalieri saleriani al confine con la Covia. Tra i più devoti alla causa.
Stagione di Whirlcan: un altro nome dell'Inverno. Le stagioni vengono associate a uno dei quattro dei elementali. Whirlcan è il dio dell'aria.
Nelom: termine convenzionale per riferirsi all'insieme di terre del nord della Sentea (essenzialmente una striscia che va dallo Svehn alla Rasiia). Il vocabolo sussiste malgrado non vi sia una cultura comune (specie fra est e ovest) ed è un sinonimo di gelo spietato. 
Saumor: Nazione di riconosciuta predominanza ontur. Dotata dell'economia più solida di Geo. Considerata una delle due super potenze della Sentea assieme all'Impero Ylthiun. Verrà visitata da Edrian.
Cavalleria ylthiun: Considerata la cavalleria per antonomasia. Messa in discussione della cavalleria coviana.
Valchirie: una delle specie che popolano Geo, estremamente rispettata fra quelle che si ritengono civili. Caratterizzate da ali da corvo e la diffusa percezione che siano confidenti e dotate di mente tattica.
Veliia: Nazione di riconosciuta predominanza valchirica. Residuo dello spirito del Grande Regno del Nelom.